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Euations are more important to me, because politics is for the present, but an equation is something for eternity.
A. Einstein
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IL MODELLO DELLA DISTANZA
G.Scarfi - Associazione Astrofili Spezzini
Il
modello della distanza è un numero proporzionale alla distanza dell’oggetto.
Matematicamente
si indica con D.M. oppure con la lettera greca "m". Il D.M. in pratica
corrisponde alla somma, in valore assoluto, della magnitudine apparente,
che indicheremo con "m" e della magnitudine assoluta che indicheremo
con "M".
Ricordiamo
che la magnitudine assoluta è la luminosità che avrebbe un oggetto se fosse
posto a 10 PARSEC o 32.6 anni luce di distanza dalla terra. Con questo tipo di
calcolo si può avere una stima della luminosità dell'oggetto indipendentemente
dalla distanza a cui esso è posto.
Matematicamente
il D.M. si esprime con la seguente formula:
(1°)
D.M.=m-M m=mag.
apparente
M=mag. assoluta
Naturalmente
i due valori di magnitudine devono essere espressi nella stessa lunghezza
d'onda.
ESEMPIO:
GALASSIA NGC 4321 (M100) alla lunghezza d'onda del blu
M=-21.76
m=10.00
D.M.=10.00-(-21.76)=31.76
Chiaramente
da questa formula si possono estrapolare sia "m" che "M" e
quindi potremmo scrivere che:
(2°) m=DM+M
(3°) M=m-DM
Questi
due passaggi anche se apparentemente possono sembrare banali ci verranno
successivamente molto utili nelle applicazioni più importanti dell'uso del D.M.
Bisogna però precisare a questo punto la formula che meglio esprimerebbe il
valore del modello della distanza è la seguente:
(4°)
DM=m-M-Dv
dove Dv=
estinzione galattica
Infatti
a seconda della direzione in cui osserviamo, rispetto al piano della nostra
galassia, nubi di materia oscura interstellare si anteporranno tra noi e la
galassia osservata. Tale fenomeno concorrerà quindi a falsare il valore della
magnitudine apparente. Se ad esempio osserviamo un oggetto posto molto vicino al
piano galattico avremmo un valore di Dv
molto più alto rispetto ad un oggetto posto a 90° da esso. Tale valore però
non è mai precisamente conosciuto ed è inoltre molto variabile anche tra zone
prospetticamente molto vicine. A causa di tutti questi motivi e siccome
il suo valore è praticamente ininfluente ai fini amatoriali del calcolo
del D.M., la formula principalmente usata rimane la (1°).
L'applicazione
principale del D.M. è quella di conoscere la magnitudine apparente di un
oggetto posto all'interno di una galassia della quale si conosce con precisione
il suo D.M. Dalla formula (2°) infatti potremmo ad esempio prevedere la
magnitudine che raggiungerà una supernova
durante il suo massimo di luminosità. Sappiamo infatti dalla teoria che
una supernova di tipo I, raggiungerà durante il suo massimo la magnitudine
assoluta "M" uguale a circa -18.5^, mentre una supernova di tipo II
raggiungerà circa la -16.5^.
Applichiamo
queste nozioni teoriche alla nostra galassia presa in esame:
(2°)
m=DM+M
TIPO
I m=31.76+(-18.5)=13.26
TIPO
II m=31.76+(-16.5)=15.26
In
questo caso quindi possiamo
prevedere che in NGC-4321 una supernova di tipo I raggiungerà, durante il suo
massimo, la magnitudine apparente di 13.26 mentre una di tipo II
raggiungerà circa la 15.26. Per chi fa ricerca di supernovae questo passaggio
matematico è di fondamentale importanza, perchè permette di programmare
accuratamente il proprio catalogo di galassie da osservare in funzione della
magnitudine limite del sistema usato, visuale, fotografica o C.C.D. abbinato al
proprio telescopio.
Sarà
infatti inutile porre la propria attenzione su quelle galassie nelle quali le
possibili supernovae non raggiungeranno la magnitudine limite del proprio
strumento. A tale proposito ricordiamo la formula per calcolare la magnitudine
limite visuale di uno strumento:
(5°)
m-max.vis=6.8+5*logD
dove D=diametro dell'obiettivo espresso in cm
Tale
cifra può comunque variare anche di circa una magnitudine, a causa
sia delle condizioni di cielo, trasparenza e turbolenza, sia delle
condizioni fisiche dell'osservatore come
il confort di osservazione ed il diametro pupillare personale.
Analogamente
l'osservazione di supernovae durante il loro massimo permette di stabilire (dopo
aver ricavato dalla curva di luce la tipologia precisa) la distanza
della galassia di appartenenza. Applicando infatti ancora l'espressione
(1°) calcoleremo il D.M. della galassia e come vedremo poi dal
D.M. potremmo calcolare la distanza della galassia nella quale è stata
osservata la supernova.
La
stima della distanza delle galassie si ottiene attualmente con varie
metodologie.
Quella
principale, che è anche quella a cui si fa riferimento come la più precisa, è
quella dell'osservazione delle variabili cefeidi presenti nella galassia stessa.
Tali variabili hanno un rapporto periodo-luminosità noto con grande precisione.
Estrapolando dalla curva di luce la luminosità assoluta e conoscendo quella apparente si ricava
la distanza. Gli unici limiti di questo sistema sono rappresentati dalla
presenza di polvere interstellare posta tra la stella e l'osservatore e dalla
distanza delle galassie più distanti che non permettono di essere risolte in
stelle.
Un
secondo metodo molto preciso è conosciuto con il nome di
"Tully-Fisher" e si basa sulla correlazione tra luminosità, velocità
di rotazione e massa della galassia ed è anch’esso estremamente preciso.
Ricordo
inoltre il metodo basato sulla stima della luminosità delle nebulose planetarie
e quello della variazioni di luminosità apparente superficiale della galassia.
Quest'ultimo, risultato abbastanza preciso, parte dal presupposto che galassie
più vicine abbiano una luminosità superficiale molto più variabile rispetto a
quelle lontane.
Ultimamente
poi sono stati messi a punto altri due
nuovi sistemi di misurazione della distanza. Il primo si basa sulle differenti
traiettorie che percorrono due fasci di luce quando, interposta tra
l'osservatore e la galassia, ci sia una lente gravitazionale la quale farà
pervenire all'osservatore, in tempi diversi, due fotoni partiti
contemporaneamente dalla galassia stessa. Il secondo, invece, si basa sulla
diversa intensità della radiazione cosmica di fondo in corrispondenza della
posizione della galassia. Tale metodo è conosciuto con il nome di
"Sunjaev-Zel'dovic" dal nome dei suoi ideatori.
Non
ho ancora nominato altri due metodi fondamentali per la determinazione della
distanza delle galassie, quello dell'osservazione delle supernovae e quello
basato sull'osservazione dello spostamento verso il rosso
delle righe spettrali della galassia. Queste metodologie saranno infatti
sviluppate e approfondite più avanti.
Prima
però di conoscere la formula per
ricavare la distanza della galassia conoscendone il DM preferisco sviluppare
tutti i passaggi matematici che l'hanno definita.
Si
parte infatti da una semplice proporzione tra il rapporto fra la luminosità
assoluta ed apparente della galassia e il rapporto fra distanza reale e distanza
di 10 PARSEC alla quale viene misurata la "M".
m/M=d^2/10^2
dove d=distanza galassia espressa in parsec
si
esprimono poi m/M in funzione della magnitudine
2.512^(m-M)=d^2/10^2
si
applicano quindi i logaritmi
0.4^(m-M)=(2*(log
d))-2
dalla
(1°) DM=m-M otteniamo che
(6°) DM=(2*(log d))-2)/0.4
Dalla
formula (6°) possiamo quindi calcolare il DM conoscendo la distanza della
galassia che in questo caso è espressa in PARSEC. Se invece come spesso succede
la distanza è espressa in MEGAPARSEC (milioni di parsec), la formula diventerà:
(7°)
DM=(5*log d)+25
dove d=distanza della galassia in megaparsec
Da
questa ultima formula possiamo finalmente estrapolare la distanza della galassia
in funzione del DM
(8°)
d=10^[(DM/5)-5]
dove d è espressa in megaparsec
Applicando
tali formule alla galassia NGC 4321, presa
come esempio precedente, possiamo calcolare che la sua distanza è pari a
22.49 megaparsec, pari a circa
73.31 milioni di anni luce. Come verifica possiamo poi risolvere la (6°) e la
(7°) ed otterremmo nuovamente un D.M.=31.76.
Passiamo
ora a calcolare il DM in funzione della velocità di recessione della galassia.
Tale velocità corrisponde secondo la nota legge di Hubble infatti la velocità
con la quale la galassia si allontana da noi è proporzionale alla sua distanza.
Quindi maggiore sarà la distanza, maggiore sarà la velocità di fuga della
galassia. Nell'espressione quindi apparirà "H°" che corrisponde alla
"costante "di Hubble. Tale numero viene continuamente aggiornato ed il
suo valore oscilla tra 50 e 100. Ultimamente però sembra che questo numero
sembra che si stia stabilizzando intorno al valore di 70 che assumeremo quindi
per i nostri calcoli.
(9°) DM=[(log(Vr/H°)+5]*5
Vr=velocità
di recessione espressa in km/sec
H°="costante"
di Hubble=70
In
NGC-4321 la velocità di recessione è uguale a 1543 Km/sec. Sostituendo tali
valori alla (9°) otterremo un DM=31.72, molto vicino a 31.76 ottenuto in
precedenza.
Dalla
(9°) possiamo ancora estrapolare la velocità di recessione ,Vr, e calcolarla
in funzione del modello della distanza:otterremmo quindi che
(10°) Vr=inv log
[(DM/5)-5+log H°]
A
questo punto possiamo calcolare anche lo spostamento verso il rosso, chiamato
comunemente "Z", causato dalla velocità di recessione e che troveremo
nelle righe spettrali della galassia presa come esempio.
(11°)
Z=Vr/c
c=velocità
della luce nel vuoto=299793.540Km/sec circa
Vr=velocità
di recessione
Nel
nostro caso avremo che:
Z=1543/299793.540=0.005147
La
conoscenza dello "Z" quindi ci
consentirà di poter prevedere a quale lunghezza d'onda troveremo la riga ad
esempio dei 423 nanometri. Basterà infatti moltiplicare 423 per 1+Z ed
otterremmo il valore di 425.177 nanometri
quindi con uno spostamento verso il rosso di 2.177 nanometri. Se però la
velocità di recessione supera un decimo della velocità della luce la formula
per calcolare lo "Z" sarà la seguente:
(12°) Z=[(c+Vr)/(c-Vr)]^0.5-1
Come
si vede siamo partiti dalla semplice conoscenza della magnitudine assoluta e
dalla magnitudine apparente, nell’esempio entrambe nel blu, ed ora conosciamo
dal calcolo del Modello della Distanza la luminosità prevista di tutti i tipi
di supernova, la distanza della galassia, la sua velocità di recessione ed
infine potremmo prevedere dove trovare ogni riga dello spettro della galassia.
Da
rilevare che per ottenere tutto ciò è stato necessario applicare le più
elementari nozioni di matematica che ci hanno dato una conoscenza molto più
completa e precisa della galassia in questione.
BIBLIOGRAFIA
-Atlante
fotografico di galassie per la ricerca di supernovae Vol. 1-2-Manuel Lopez
Alvarez
-Le
stelle Variabili:Leonida Rosino edizioni COELUM
-The
Supernova search charts:Thompson Bryan edizioni Willmann Bell
-La
velocità di espansione dell'universo: Scientific American-n° 293 gennaio
1993-pag 16-23